Il viaggio sulle onde
Il mare di Trieste per molti anni le sussurrò la buona notte ogni notte.
Laggiù, più a sud era lo stesso caro mare eppure sembrava parlare una lingua diversa o forse era lei
che stava diventando sorda.
Era dunque lo stesso mare che quella notte la sfiorò nel sonno, l’accarezzò e la invitò :
- Maria… Maria… andiamo, ormai è l’ora –.
Maria, che si era fatta piccola e gracile per l’età avanzata, Maria coi capelli bianco argento e gli occhi chiari e vispi come quelli di una ragazza, si sedette sul letto.
- Eccomi, sono pronta-.
La presero sottobraccio, una per parte, due onde gagliarde e gelide giunte apposta per lei dal mare di Trieste. Sorrise ad entrambe e mentre si sollevavano leggere iniziò a raccontar loro tutta la sua vita, dei suoi viaggi, dei suoi amori, dei suoi dolori, dei suoi figli, nipoti e pronipoti.
- L’ultima nata si chiama Claudia, è la figlia di mio nipote Nicola , vedeste come è piccola e che sorriso dolce … peccato che l’ho vista così poco! L’ho tenuta in braccio solo una volta …-
Sorrise ammiccando sorniona e le onde capirono che una piccola deviazione era ancora possibile.
Salivano intanto verso nord, lungo la riviera romagnola silenziosa e addormentata in quel periodo di bassa stagione.
- Guardate laggiù…il Castello di Gradara ! Ecco, dimenticavo di dirvi che lì si è sposato mio nipote, lo scorso anno in maggio e io c’ero. Ho fatto fatica perché ero già molto stanca ma ero felice per lui e ho voluto essere presente.-
Mandò un bacio con la mano verso le mura medioevali che nel buio si scorgevano appena.
- Reggiti forte Maria, acceleriamo un po’ che il viaggio è ancora lungo – e le onde triestine salirono più su nel cielo stellato, stringendo la nonna in un abbraccio robusto ma nello stesso tempo delicato.
Maria si godette lo spettacolo unico e raro delle costellazioni che sembravano salutare il suo passaggio con scintillii e bagliori più luminosi; esattamente sotto la costellazione della Bilancia si stendeva quella parte di Pianura Padana dove ormai sapeva che avrebbero fatto tappa.
Si abbassarono fino a lambire i fasci di luce provenienti dai fari delle auto in corsa lungo l’autostrada, fino ad immergersi in una coltre di nebbia fitta che galleggiava sulla campagna quasi rasoterra, come un mare grigio e morbido. Stava albeggiando e l’orizzonte già appariva rischiarato dal sole che stava per spuntare.
La piccola casa color ruggine dormiva ancora, gli scuri tutti serrati.
- Vai nonna Maria – dissero le nuvole posandola delicatamente sull’erba del giardino bagnata di rugiada – noi ti aspettiamo qui.
Maria entrò : muri, porte e finestre ormai non le opponevano alcuna resistenza.
Salì al primo piano dal quale proveniva il suono di tre respiri diversi. Entrando nella grande camera si avvicinò al letto, accarezzò lievemente suo nipote e la giovane moglie e si avvicinò alla piccola culla tutta bianca ai piedi del letto.
Quando le fu sopra fu grande la sorpresa : un piccolo gorgoglìo nel buio e il movimento frenetico di due manine che si aprivano e subito dopo si richiudevano a pugno come per dirle ciao furono il preludio al sorriso più dolce del mondo.
- Ciao piccola creatura, nonna Maria è venuta a salutarti. Un bacio e … buona fortuna!- e in un attimo Maria si ritrovò rannicchiata di nuovo nell’abbraccio delle onde e ripartì per il suo ultimo viaggio.
Erano le cinque del mattino.
1 commento:
D'altronde dei primissimi anni di vita non si ricorda nulla e questo rende i piccolini un po'magici,no?Sono sicura che sia andata davvero così!Ciao dolce Maria
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